Con un valore di 93,6 miliardi di dollari in crescita dell’8,4% rispetto all’anno precedente, l’ecosistema startup spagnolo nel 2022 valeva più del doppio di quello italiano (44 miliardi di dollari il nostro, nonostante una crescita del 42,5% dovuta anche ai maxifondi europei transitati attraverso il Pnrr).
Pur se ancora lontana da campioni continentali come Germania (471 miliardi), Francia (326 miliardi) e Olanda (299 miliardi), la Spagna sta macinando ottimi risultati: come rivela un recente report di PwC il sistema dell’innovazione iberico, cresciuto del 28% in cinque anni, a fine 2022 era forte di 218 acceleratori (+57% rispetto al 2021), 109 incubatori (+10%) e oltre 12mila startup (+8%) per circa 160mila posti di lavoro (+14%).
Spagna terza in Ue per startup
Come numero di startup, all’interno della Ue la Spagna è terza dietro a Germania e Francia. E le cose sono destinate a migliorare grazie agli incentivi della recente legge Crea y Crece.
Al punto da rendere l’ecosistema dell’innovazione iberico molto attraente anche gli italiani, come ha mostrato la buona presenza di startup tricolori a South Summit, il maxievento co-organizzato a Madrid da IE University al quale hanno partecipato 6500 imprese hi-tech (tra cui 21 unicorni) e duemila investitori, con una potenza di fuoco complessiva di oltre 326 miliardi di dollari.
Risorti dalla cenere
Ma quando nasce il milagro iberico? «L’anno della svolta è stato il 2012, quando con la crisi dell’euro abbiamo toccato il fondo – spiega María Benjumea, fondatrice e ceo di South Summit – . In quel momento abbiamo capito che dovevamo cambiare passo in modo strutturale, con rapidità e spirito di adattamento. La chiave era creare un vero ecosistema, perché le startup da sole non significano molto: bisogna farle crescere, riuscire a connetterle, a moltiplicarle».